Privacy Policy Cookie Policy Andrea Costa (Reggiana): “Se ricominceremo sarà un campionato diverso. Alla Reggio Calcio ho vissuto momenti unici e conosciuto persone fantastiche. Cigarini? Grazie a lui vincevamo tutto” | U.S. Reggio Calcio
Andrea Costa, reggiana,
Andrea Costa, punto di forza della Reggiana, ritratto quest’anno nella gara contro il Rimini. Costa è nato e cresciuto nelle file della Reggio Calcio

Andrea Costa, giocatore cardine della Reggiana, dopo tanti campionati di Serie A, per la prima volta nella sua carriera si trova anch’egli, come tutti gli altri atleti professionisti e dilettanti, a vivere l’emergenza Coronavirus, che ha provocato un lungo stop dei campionati. “Tornare a giocare sarebbe davvero un segnale tanto importante quanto positivo: ciò significherebbe che il peggio ce lo saremmo gettati dietro alle spalle”.

Anche tu, come noi tutti, sei rimasto a casa, non potendo lavorare all’aperto col preparatore atletico per recuperare appieno la condizione dopo l’infortunio. Diciamo che avrai avuto modo di stare un po’ tranquillo con tua moglie Valentina e coi tuoi splendidi tre figli…

“E’ vero, sto con mia moglie e i miei bimbi facendo tantissime attività assieme. Riscopro tante passioni e ne alimento di nuove. Ho l’hobby della pittura, ma il calcio, che è la mia passione, la mia professione, la mia vita, mi manca molto, non lo nego. La quotidianità dell’allenamento, la tensione della partita: mi manca tutto questo. Il nostro è un gruppo splendido e coi miei compagni di squadra ci siamo sempre divertiti”.

Tra l’altro stavate andando particolarmente bene…

“Sì, stavamo facendo un bel percorso; il rapporto tra noi non cambia, ci sentiamo al telefono, anche col mister, ma non è come vivere lo spogliatoio e il terreno verde”.

Il direttore sportivo della Reggiana Doriano Tosi e il difensore Andrea Costa al momento della firma del tesseramento (foto tratta da www.tuttoreggiana.com)

La Federcalcio vuole riprendere e concludere la stagione, anche se si dovesse andare a luglio…

“Vedremo cosa decideranno. Di certo questa sosta, che è assolutamente indispensabile, ci creerà problemi dal punto di vista atletico e psicologico, anche se, a mio avviso, provando a mantenersi un po’ in condizione, seppur da casa, la forma fisica la si può ritrovare in fretta, quindi il problema potrebbe essere soprattutto di natura psicologica. A mio avviso, però, per non farci del male, prima di ricominciare a giocare occorrerà fare un seppur breve periodo di preparazione allo scopo di ritrovare il ritmo partita e la concentrazione. E’ però ovvio che i valori visti fino al momento della sosta non saranno più gli stessi: è inevitabile. Se dovessimo ripartire, giocheremo un campionato completamente nuovo. Insomma, ricominceremo tutto e tutti da zero».

Il problema delle società di Serie C nel rientrare in campo a porte chiuse è il mancato introito, visto che, come le aziende non hanno la liquidità per pagare i dipendenti, anche la Reggiana potrebbe avere, alla lunga, gli stessi problemi…

“Noi abbiamo alle spalle una società serissima e soprattutto solida, quindi non ci saranno problemi in questo senso. Mi auguro che nei vari decreti varati dal governo ne possa arrivare uno che parli di contributi allo sport e alle società, visto che la Serie C, purtroppo, non naviga nell’oro e potrebbe davvero rischiare un bagno di sangue».

Parliamo un po’ del tuo passato. Sei partito dalla Reggio Calcio, cosa ricordi di quegli anni?

“Ricordo tantissime cose di quel periodo della mia vita, dai tornei estivi, che spesso abbiamo vinto, in giro per provincia e regione, all’emozione di giocare le prime partite contro altri ragazzi”.

Come te ce l’ha fatta anche Cigarini, altro prodotto del vivaio biancorosso. Avete mai giocato assieme alla Reggio Calcio? Ricordi qualche aneddoto con lui?

“Sì, abbiamo giocato insieme e siamo diventati amici proprio in quegli anni. Lui era già parecchio bravino a quei tempi e gran parte dei tornei ai quali partecipavamo li vincevamo soprattutto grazie a lui… ma meglio non dirglielo altrimenti si monta la testa (e ride ndr). In particolare ricordo quando vincemmo il torneo di Pianoro, in provincia di Bologna, una manifestazione che Luca vinse praticamente da solo”.

Tanti ragazzini della Reggio Calcio sognano ora di arrivare all’Inter o in altre società professionistiche. Puoi dare loro qualche consiglio, ovviamente da mettere in pratica una volta usciti dal dramma Coronavirus?

“Il consiglio che mi sento di dare e prima di tutto quello di divertirsi, ovviamente una volta superata l’emergenza. Quelli del settore giovanile sono davvero gli anni più belli e si possono condividere con i compagni momenti che poi si ricorderanno quando si sarà più grandi. Un’altra cosa altrettanto importate è questa: avere rispetto, per tutti, avversari, compagni e persone più grandi come allenatori o arbitri. Avere rispetto ed soprattutto educazione è un ottima partenza se si vuole diventare grandi calciatori. Poi, ovviamente, bisogna avere delle qualità che vanno assolutamente dimostrate sul campo, ma soprattutto allenate con costanza e passione”.

C’è un allenatore o una figura della Reggio Calcio che conservi ancora nel cuore dopo tanti anni?

“Ci sono tante persone che ho conosciuto alla Reggio Calcio, che a quei tempi si chiamava Bismantova, tra tutti vorrei citare Ives Motti, che ho rivisto ultimamente quando ci siamo allenati con la Reggiana, poi Giuglio Cigarini, che tra l’altro è il papà di Luca, poi Gino e tanti altri, che ricordo con grande affetto; tutte persone splendide che mi hanno permesso di diventare quello che sono diventato, così come il mio allenatore di allora Gianluca Vecchi”.

Torniamo ai giorni nostri, credi che le società faranno fare ritiri alle squadre, magari di un paio di settimane?

«Non in altura però, se si dovesse riprendere a maggio non ci sarà il caldo afoso dell’estete, quindi il lavoro potrà essere fatto tranquillamente qui».

Basteranno dieci-quindici giorni di lavoro prima di tornare sul campo?

“A mio avviso serviranno due settimane per ripartire. Abbiamo ancora undici gare da giocare, più qualche recupero e giocando tre volte a settimana potremmo chiudere tutto il 30 giugno, ma è ovvio che questi siano discorsi prematuri. Io non avrei problemi assolutamente se sforassimo in luglio: la cosa importante è tornare a giocare e rientrare alla normalità, dando un nuovo messaggio di speranza alla gente”.